E’ il testo di una mail che ho inviato a Radio Capital oggi sul tema dei Classici degli anni zero del 21° secolo.
Mauro Boccuni, 50 anni, giornalista musicale per stampa e radio, Pozzuoli
In merito al referendum tra i lettori, ci sono, a mio parere, alcuni errori di fondo.
- Una canzone, un’opera musicale per assurgere al ruolo di Classico necessita di un tempo di metabolizzazione più lungo di un decennio.
- Il decennio che si è concluso è stato caratterizzato da una trasformazione dei sistemi di comunicazione (omettendo quelli di consumo) tali da esporre ad un frammentazione impressionante tutti i precedenti modelli, quelli delle classica filiera dell’industria culturale. Nel passato il processo era uno a molti, oggi l’approccio per la promozione è di convergenza cooperativistica sul mittente (l’editore) verso i gruppi/tribù degli appassionati. G/Tribù che a loro volta dovrebbero farsi portavoce del “verbo”, ma a che pro?
- A causa di questa frammentazione di basso impatto qualitativo, a soffrirne sono le nuove proposte indipendenti tra i quali ci sono veri gioielli ma scarse se non risorse del tutto assenti. Il gruppo non può crescere perché non riesce a suonare (i live club vogliono band conosciute che attirino pubblico), la ristretta promozione funziona nelle nicchie territoriali e non decolla a sufficienza per garantire ritorni dalla vendita di cd autoprodotti.
- Il pubblico non riesce ad associare una identità da “star” dello spettacolo a questi musicisti, le band non sono cioè un evento sociale tale da garantire anche musicalmente il plus che dà valore al classico rapporto fisiologico tra gruppo e pubblico di fan.
- Quindi chi dovrebbe essere un Classico? Artic Monkeys, The Libertines, Babyshambles, Mika, Franz Ferdinand, Damien Rice, Muse? Per buttare giù alcuni nomi tra i primi della scena inglese, poi potrei proseguire con quella UK e poi italiana etc…
- io conduco una trasmissione che si chiama proprio e NON A CASO 🙂 “Classici dal Futuro” perché proprio bellissime realtà editoriali come la vostra hanno talmente radicato questa idea del Mito del Passato da avere reso vacuo e privo di ogni valore tutto ciò che accade nel presente. A livello creativo nella musica. Uscite fuori e chiedete a chiunque chi è la PFM o Le Orme o Il Banco o i Litfiba. Chiedete poi se conoscono i Verdena, Il TdOrrori, i Baustelle o i 24 Grana. Poi chiedete se conoscono i Subsonica o gli Almamegretta. I secondi quattro secondo me li ha sentiti nominare/conosciuti un 35% degli intervistati. Per gli ultimi siamo al 65%. Per i primi c’è il plebiscito. O quasi
Ciò detto io come operatore HO i miei Classici perché io da oltre vent’anni promuovo solo indipendenti che fanno buona musica. Però sono i miei Classici. Li volete conoscere?
Mauro Boccuni