Gennaio 2011 – Intervista a Matteo Marenduzzo della Dischi Soviet Studio.

Dischi Soviet Studio

Incuriosito dalla qualità delle produzioni che la Dischi Soviet Studio di Cittadella in provincia di Padoca mi aveva permesso di apprezzare a partire dalla conoscenza con i MiSaCheNevica, ho pensato di intervistare Matteo Marenduzzo, titolare della giovane etichetta che vanta una capacità tutta italiana di dare vita a prodotti di qualità per la scelta dei musicisti in catalogo che per la misura di quel banale dettaglio che un tempo passava per audiofilia.

Ecco a voi l’intervista.

Maurio Boccuni/MUSICA (MB): Ti chiedo innanzitutto di presentarti brevemente per consentire ai lettori di MUSICA di capire con chi sto parlando

Riaffiora

Matteo Marenduzzo/Dischi Soviet Studio (MM): Carissimo, sono Matteo Marenduzzo, chitarrista dei Riaffiora, che ho fondato assieme a Andrea e Paolo nel 2002; sono poi membro dei Belle Epoque, progetto in cui accompagno, assieme sempre a parte dei Riaffiora, il cantautore Francesco Cerchiaro.

Francesco Cerchiaro

Nel 2009 ho fondato la Dischi Soviet Studio,etichetta per la quale sono usciti per ora 3 ep, “Varosliget ep” di Francesco Cerchiaro avec la Belle Epoque, “Antonio P” dei Riaffiora e

MiSaCheNevica

La mia prima guerra fredda”, dei MiSaCheNevica.

Negli anni ho avuto la fortuna di lavorare con importanti produttori,tra cui Max Trisotto (Valentina Dorme,Northpole), Guido Elmi (Vasco Rossi, ma anche Esterina, splendido gruppo di Massarosa) ,e ora, per il prossimo disco dei Riaffiora, Ronan Chris Murphy, che ha lavorato, fra gli altri, con King Crimson, Tony Levin, Jamie Walters..

Tristemente devo ancora laurearmi,nonostante sia sulla trentina!

MB: Perché alla fine del primo decennio del 21° secolo, nella debacle totale del mercato della discografia si decide di aprire ancora un’altra etichetta musicale?

MM: Mi poni una domanda assolutamente pertinente.

L’obiettivo nostro, al momento, non è di certo lucrare con la musica.

L’urgenza di aprire una etichetta discografica, perchè di urgenza si tratta, è venuta piuttosto spontaneamente: abito in una città situata nella profonda provincia veneta, Cittadella , dove le strutture per proporre qualcosa, parlo soprattutto a livello di media ed etichette, scarseggiano, per usare un eufemismo. Il paradosso è che girando per i vari locali della zona, si assiste a concerti di gruppi di grosso spessore, ma che, forse perchè lontani dai centri nevralgici della scena musicale, fanno pochi live e non trovano modo di avere contratti discografici. Spesso quindi si sciolgono, frustrati dalla continua attesa di poter pubblicare qualcosa ma non aver nessuno che lo voglia fare. Io però  ho la fortuna di avere una sala prove (il Soviet Studio appunto) , dove convergono più band e musicisti, e mi è sembrata una mossa naturale voler proporre quanto di buono veniva fatto in queste session. Diciamo che non ho fatto altro che mettere in contatto le varie persone, e  tutti siamo stati d’accordo sul fatto di provare a smuovere la situazione stagnante che si era venuta a creare negli ultimi anni. Diciamo che il desiderio, forse un pò pretenzioso, è quello di fare emergere la scena musicale veneta.

E sicuramente di dare uno stimolo in più ai musicisti.

MB:Raccontiamo ai lettori dove si trovi l’etichetta, di quali strutture consista – uno studio suppongo – e poi che altro?

MM: L’etichetta si trova a Cittadella, nebbioso ma affascinante comune in provincia di Padova, dove vige molto il concetto dell’operoso nord est.

Siamo nati da non molto, (il primo disco è uscito nel Novembre 2009), ma insieme a tutte le band (oltre alle precedenti già citate, fanno parte del progetto “The Junction”,

The Junction

Neko At Stella”e  “Soviet Ladies”) abbiamo deciso di attrezzare un piccolo studio all’interno della mia sala prove,con la supervisione di Max Trisotto, ingegnere del suono di indiscutibile qualità che ci ha suggerito da cosa partire e come evolverci.

I risultati sono stati assolutamente soddisfacenti, la riprova è che abbiate messo in playlist l’ep dei MiSaCheNevica!

In questo modo riduciamo moltissimo il costo dello studio, normalmente sono io stesso a fare le riprese degli strumenti e ciò che risparmiamo da una parte lo investiamo in un buon ufficio stampa.

Attualmente collaboriamo  con Lunatik, che , devo dirlo, lavora splendidamente.

MB: Quali servizi offre DSStudio attualmente?

MM: DSS, fino ad ora, ha permesso alle proprie band di poter usufruire di uno studio senza limiti di tempo, facendo pagare unicamente il lavoro di mix, eseguito da professionisti

Abbiamo poi contatto con una stamperia di fiducia, che ci permette dei prezzi accessibili per la stampa fisica del cd; forniamo, come detto in precedenza, un ufficio stampa esterno per la promozione del cd; abbiamo un ufficio stampa interno che cura i vari comunicati stampa, grazie a Giulia Piazzon , e anche Walter Zanon ha dato e darà una splendida mano nei rapporti con la stampa; bbiamo un responsabile booking, Alberto Bettin, che sarà coadiuvato dalla 101 booking di Emanuele Brizzante per cercare di far suonare il più possibile i nostri gruppi nei vari club e festival.

Al momento abbiamo una distribuzione digitale sulle piattaforme più importanti, come iTunes, ma presto spero di avere anche una distribuzione fisica.

Lasciami poi  ringraziare anche Danilo Tomasetta, management dei Riaffiora, che ci sta dando una ulteriore mano per diffondere il più possibile il progetto Dischi Soviet Studio.

MB: Un tempo rendersi indipendenti dai meccanismi del sistema industriale dell’editoria musicale multinazionale era un’iniziativa osservata con ammirazione e speranza. Oggi l’aggettivo è diventato sinonimo di un sistema a parte, costituito da nicchie frammentate raccolte intorno al loro artista locale di culto, al festival di culto, e a tutta una serie di espressioni di costume dell’essere hip post litteram che poco ispirano e qualificano la vita artistica vera e propria. I fondatori di DSStudio quali obiettivi o fionalità si sono posti le settimane prima di aprire le attività? E come vorrebbero vedere evolversi questa realtà editoriale?

MM: Noi come Dischi Soviet Studio, indipendenti non per scelta, cerchiamo di promuovere in maniera ragionata una musica a nostro avviso assolutamente fresca e genuina, non una musica di nicchia, anzi spesso e volentieri un pop, non mainstream chiaramente, ma assolutamente godibile, almeno secondo il nostro parere, e fruibile in potenza da un grosso bacino di utenza di ascoltatori.

Non abbiamo niente contro nessuno, né frustrazioni di qualche genere, che talvolta popolano questo mondo.

Siamo certo in forte contrasto con la cultura dei reality dell’ultimo periodo, ma facciamo il nostro lavoro ugualmente, con la speranza è che qualcuno prima o poi se ne accorga seriamente, e visto che sto scrivendo ora questa intervista, significa che qualcosa di buono in questo senso è stato fatto.

MB: Passione è una condizione dell’essere di una persona che ti fa scavalcare fatiche, scarsità di risorse, vincoli, presunti fallimenti, delusioni e catastrofi di ogni genere. Raccontaci la tua passione, come si manifesta praticamente, cos’è che ti fa dimenticare anche la tua festa di compleanno e di ritirare il biglietto vincente alla lotteria?

MM: Biglietti vincenti non ne ho mai comprati,ti dirò , non sarebbe affatto male, mentre la vecchiaia che avanza mi fa dimenticare con piacere la data del compleanno!

A parte un pò di ironia (che permea comunque tutto il Soviet Studio), tentare di far parte di qualcosa, di essere utile in qualche modo per la musica, farla e produrla ,mi fa stare bene,

Semplicemente.

Ed è uno stare bene che si rinnova (quasi) ogni giorno.

MB: Sei un produttore con delle buone idee dai lavori che ho ascoltato. Coraggio, metti nero su bianco tutti i  tuoi miti e non miti ispiratori non solo musicali che ti hanno reso ciò che restituisci alla DSStudio.

MM: Prima di tutto ti ringrazio infinitamente, senza retorica, sono questi complimenti che danno la carica per continuare con ancora maggiore entusiasmo.

Per quanto mi riguarda, ho un approccio piuttosto istintivo alla musica, preferisco di gran lunga il buon gusto ai tecnicismi, e in effetti, nonostante suoni da vari anni, non sono neppure un ottimo chitarrista.

Ad ogni modo sono cresciuto con la musica, data la mia età, negli anni 90, ma non sono mai stato particolarmente appassionato al genere  grunge, che spopolava in quell’epoca. Ho amato però l’alternative dei primi dischi dei Placebo, poi assolutamente anche i Pulp e il brit pop, senza schierarmi però nella diatriba Oasis-Blur, all’epoca li apprezzavo entrambi. Trovo interessantissimi i primi dischi di Vasco Rossi, da Bollicine a Colpa D’alfredo, e anche “Che Cosa Vuoi Che Sia Una Canzone”, anche se recentemente è entrato di diritto tra i miei anti miti. Poi dico una banalità: i Beatles. (NdR: Matteo, io sono una vestale del Sacro Tempio) In ambito italiano mi piace l’onnipresente Lucio Battisti, assieme a Ivan Graziani e Rino Gaetano, poi De Andrè, imprescindibile. Trovo che Federico Fiumani dei Diaframma abbia uno stile di scrittura unico, come pure, in tempi recenti, mi appassiona Bianconi e in generale i Baustelle (omissis su tutti i nuovi parolieri che non amo, alcuni sono considerati come le rivelazioni più importanti degli ultimi anni, ma, al momento, non voglio farmi troppi nemici).

Ci sono veramente molto cose degne poi di nota, che hanno indiscutibilmente formato il mio gusto e stile musicale:i Mogwai, che proprio in questo momento sto ascoltando (New Paths to Helicon Part I), il primo disco degli Interpol, come pure il primo dei Coldplay, che fatico ora a digerire nelle nuove derive mainstream. In un concerto al Pedro, centro sociale di Padova, ho assistito ad un live degli International Noise Conspiracy, interessanti, affiancati dai Six By Seven, gruppo inglese, purtroppo semi sconosciuto all’epoca e ora sciolto, che mi ha assolutamente entusiasmato, tanto da farmi acquistare la discografia completa nel giro di pochi mesi ( e mi ha appassionato anche la tenacia del cantante, il grandissimo Chris Olley, che si autodefinisce, più serio che faceto, loser, ma che continua imperterrito a fare dischi).

Per quanto riguarda i gruppi più recenti, sul fronte americano/canadese splendidi gli Arcade Fire e i The National, che ricordo ancora in concerto all’Alcatraz pochi mesi fa. Ho pianto sulle note degli Sparklehorse e sulle prime cose dei Low. Poi non voglio dimenticare Smiths e Cure, Patty Pravo e si, mi prenderete per scemo, il Tozzi degli esordi:  già a 10 anni cantavo “Stella Stai” e “Gloria”(peraltro curiosamente simile, nel riff di chitarra, a “Disco 2000” dei Pulp).

Cito poi gli Afterhours, dovere, poi  altre band dell’indie italiano mi garbano, come Red Worms Farm, Valentina Dorme e Northpole (un pò di campanilismo veneto), le scelte di Pippola ( Brunori SAS e Dimartino),  Fosbury e Shyrec (etichette di amici) , quindi gli A Toys Orchestra; sto cominciando ad apprezzare i lavori della Slumberland Records, come i The Pains of Being Pure At Heart .

Odio con tutto me stesso tutti ciò che è patinato e tutto ciò che viene fuori dai reality di Maria De Filippi!

Nessuno escluso.

Mi sembra musica fatta con lo stampo, gelida,e permettimi di dire che odio il 90%, per non dire di più, degli arrangiamenti di tutti i gruppi per così dire mainstream italiani.
Li trovo tremendamente falsi e ancronistici.

Poi parlando in ambito non musicale, il cinema mi ha ispirato molto, da passioni giovanili come Alien e in particolare Alien 3, del non ancora giustamente considerato David Fincher, fino all’universo Horror a basso budget di film come The Blair Witch Project, ultimamente Rec e altre amenità simili.

Per non parlare poi di Cristiano Malgioglio, incredibile, anche solo per il look.

I miei idoli, comunque, sono persone che provano a realizzare una propria idea, spesso con pochi mezzi e senza alcuna sicurezza, ma con una incredibile tenacia.

MB: Prova a dare un consiglio pratico che la tua esperienza ti fa ritenere utile per chi legge MUSICA e una speranza idealistica utopica che offra lo slancio per non abbattersi di fronte alla mediocrità del vivere.

MM: Il mio consiglio, se siete musicisti, è di essere attivi e non aspettare contratti discografici perdipiù ora piuttosto improbabili: rimboccatevi le maniche e datevi da fare, investendo qualche soldo ci sono ottime speranze di fare in concreto qualcosa di interessante al giorno d’oggi.

La speranza utopica, per quanto mi riguarda, è che la Dischi Soviet Studio diventi la nuova Sub Pop,  e, se ciò succedesse, tutti dovrebbero esserne contenti, perchè significherebbe con certezza che tutto può accadere.

MB: Forza hai tutto lo spazio che vuoi per promuovere DSStudio. Oltre i 500 caratteri poi taglio io. No, scherzo 🙂

MM: Che dire, la Dischi Soviet Studio è nata col preciso intento di proporre una nuova scena musicale fino ad ora relegata nell’ombra, la scena veneta, costretta negli scantinati di un nord est impegnato più che altro a produrre beni concreti che musica.

Poi credo che la miglior pubblicità la possa fare la musica stessa, e per questo vi rimando al Myspace dell’etichetta ( myspace.com/sovietstudio ), e dei singoli gruppi, che nell’ordine sono:

Ah , ultima cosa: comprate i dischi su iTunes

Mauro Boccuni – Pozzuoli (Na), 21 gennaio 2011

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2 risposte a Gennaio 2011 – Intervista a Matteo Marenduzzo della Dischi Soviet Studio.

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  2. Mauro Boccuni scrive:

    Grazie di cuore! Cerchiamo di fare “buona testimionianza” come diceva il compianto Ivan Graziani in una sua famosa canzone 🙂

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