Terra Napoli www.terranews.it – martedì 18 ottobre 2011

Affezionati lettori della rubrica “Dipende!” ben ritrovati e un saluto a chi mi legge per la prima volta.

All’inizio del mese di settembre, è uscito per la ISBN l’edizione italiana di “Retromania” di Simon Reynolds.

 

Un volume emblematico, dalle dimensione e per la qualità dei contenuti tali da ritenerlo un trattato sul rapporto che intercorre tra le società moderne, le tecnologie e la Musica nonché la formazione delle sue molteplici  identità nella stagione che stiamo vivendo. Reynolds ricava dall’osservazione dei fatti riportati che, per la prima volta in sessant’anni fa cioè dall’avvento del Rock’n’roll il futuro è rivolto al passato, annichilendo le proposte di rinnovamento della cultura musicale allo strapotere del fascino che il repertorio del rock esercita soprattutto sulle ultime generazioni. Appunto, RETROMANIA!

E’ la prima volta in sessant’anni che lo sguardo, le aspettative, l’interesse del pubblico sono rivolti al passate anarchico e ribelle delle Rockstar, alla celebrazione museografica, indotta dai media o dall’industria o spontanea che essai sia, dei cimeli della musica pop. E’ la prima volta che il pubblico potenziale dei concerti, dei festival, che i lettori delle riviste musicali di carta e on line, che gli utenti delle comunità interattive della rete dichiarano la loro indifferenza quantitativa nei confronti dell’inedito, del nuovo, della proposta che parla del presente e al presente!

Osserviamo la rete. Le soluzioni per accedere alle proposte musicali indipendenti sono diverse. E spesso anche accattivanti per qualità, modi di distribuzione e costi. Jamendo è una piattaforma per la distribuzione gratuita di produzioni in Creative Commons (ne ho già parlato in un altro articolo), cito anche Soundcloud e il “vecchio” SN MySpace. E voglio aggiungere anche PlayMe di Dada.it e la francese Dogmazic. Non posso dimenticare per la sua pervasività planetaria e la sua dimensione archivistica YouTube e gli stessi SN più diffusi come FB e i cinguettii di Twitter. In pratica una disponibilità immensa per i ragazzi del duemila che io 35 anni fa non mi sarei mai sognato!

Eppure quando ho chiesto a due giovani allievi di 14/15 anni della scuola di musica dove insegno di indicarmi due gruppi emergenti italiani a loro noti, mi hanno risposto i Negramaro, dopo qualche istante di riflessione. Ma quando ho chiesto di indicarmi i loro beniamini, non hanno perso tempo nel buttare giù una lista dove comparivano i Green Day, I RHCPeppers, i Metallica, DPurple, i Nirvana e giù ancora altri.

A Napoli e nella sua provincia, e più in generale in Campania, la presenza di palinsesti ad hoc per promuovere la vasta ed eterogenea qualità delle proposte musicali indipendenti ed emergenti è molto contenuta. Network e radio locali on FM e webradio si baloccano tra la juke box radio, una soluzione a basso investimento e minimo ritorno, e le solite interviste al musicista che presenta il proprio lavoro.

Io sostengo che le parti – pubblico, musicisti in primis e mediatori dell’informazione poi – non condividono più gli stessi codici, le stesse urgenze, le stesse motivazioni. I musicisti sono dei fari accesi sulla realtà che ciascuno di loro coglie, ma il pubblico è in riflusso. Io continuo a rimanere dalla parte dei musicisti. resistendo! Alla prossima.

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