Intervista a Luigi Civita, “il Sogno di Ilaria”, La Quercia Editore, 2013

Gino Civita è un amico. Ama scrivere. E’ un animalista e un vegetariano convinto. Cioè non ne fa una questione di dieta alimentare ma di rifiuto di assunzione alimentare dell’animale morto!

D’altronde se convivi per amore e passione con  un cane, un gatto o un animale da fattoria, non te lo mangi solo perché, al di là di tutto, non si può resistere ad una bella fiorentina ben cotta 🙂

Insomma alla fine, diciamocelo, cibarsi di carne in assoluto è una forma di cannibalismo.

Scusa Fufi, ti amo. Però ho fame!

E ZAC! stacchi una zampa al può compagno di giochi fu quattro zampe e te lo fai sulla brace per sfamarti !!!

O peggio gli togli la pelle per fartene un capo per coprirti dal freddo.

Gino Civita è soprattutto una persona che si è fermata a capire il senso di quello che gli animali, soprattutto quelli domestici, fanno quando interagiscono tra di loro e quando, invece, si relazionano con gli esseri umani.

Gino è impegnato nelle azioni del LAV (Lega Anti Vivisezione) in particolare nel territorio napoletano. Svolge attività di formazione nelle scuole per sensibilizzare le scolaresche al rispetto e alla conoscenza del mondo animale.

Il sogno di Ilaria, Luigi Civita

Il sogno di Ilaria, Luigi Civita

Poche settimane fa ha pubblicato per La Quercia Editore una favola dal titolo “Il sogno di Ilaria”.

Gli ho rivolto tre domande per saperne di più.

MB: Qual è stata la tua ispirazione per “Il Sogno di Ilaria”?

LC: Il sogno di Ilaria nacque dall’immagine sbiadita nella mia mente assonnata di un uovo che rotolava lungo la collina, mentre il treno sferragliava. Accesi rapidamente il computer portatile e iniziai a scrivere.

E ora dopo ora, giorno dopo giorno, la storia prese forma da sé. Non ero io a decidere le azioni dei personaggi.

Ogni sera mi mettevo al PC con la curiosità di sapere cosa sarebbe accaduto ai personaggi.

Per me scrivere era diventato come leggere…

MB: Il Gatto e Un Uccello sembrano essere diventati quasi un topos della generosità dell’amicizia. A cosa si deve, secondo te, questa scelta narrativa nelle favole?

LC: Tra Tritolo e Piopio non esiste un vero e proprio sentimento di amicizia, almeno non nel senso tradizionale del termine.

Tritolo è combattuto tra la sua natura di predatore, il timore che Piopio possa in qualche modo interferire nella sua amicizia con Marzia e la sua generosità, che lo porta ad affrontare un’avventura suo malgrado.

Da parte sua, Piopio non ha nessuna esperienza del mondo, a si lega a Tritolo anche perché è la prima creatura che vede non appena esce dal guscio.

Qui non si tratta di una sorta di imprinting, perché lui è consapevole di essere figlio di una gallina, ma dell’ingenua necessità di cercare un punto di riferimento.

MB: Ilaria è una sorta di “interprete”. Chi leggerà la favola capirà cosa voglio dire. ma ci vuole così tanto a capire il linguaggio degli animali domestici?

LC: Gli umani danno molta importanza alla comunicazione verbale, a differenza degli altri animali.

La comunicazione interspecifica (cioè tra individui di specie diverse) e intraspecifica (cioè tra individui della stessa specie) degli altri animali si basa invece molto su prossemica, postura, cinetica, coreografia, distanze, ecc.

Umani e non umani basano quindi la comunicazione su presupposti diversi.

Inoltre, il nostro antropocentrismo ci porta a considerare il comportamento umano l’unico corretto o più valido, per cui noi ci sforziamo molto poco a comprendere il linguaggio di un cane o di un gatto.

Mauro Boccuni

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