In merito al referendum di Radio Capital sui Classici degli anni 00 del 21° secolo, ci sono, a mio parere, alcuni errori di fondo.

E’ il testo di una mail che ho inviato a Radio Capital oggi sul tema dei Classici degli anni zero del 21° secolo.

Mauro Boccuni, 50 anni, giornalista musicale per stampa e radio, Pozzuoli

In merito al referendum tra i lettori, ci sono, a mio parere, alcuni errori di fondo.

  1. Una canzone, un’opera musicale per assurgere al ruolo di Classico necessita di un tempo di metabolizzazione più lungo di un decennio.
  2. Il decennio che si è concluso è stato caratterizzato da una trasformazione dei sistemi di comunicazione (omettendo quelli di consumo) tali da esporre ad un frammentazione impressionante tutti i precedenti modelli, quelli delle classica filiera dell’industria culturale. Nel passato il processo era uno a molti, oggi l’approccio per la promozione è di convergenza cooperativistica sul mittente (l’editore) verso i gruppi/tribù degli appassionati. G/Tribù che a loro volta dovrebbero farsi portavoce del “verbo”, ma a che pro?
  3. A causa di questa frammentazione di basso impatto qualitativo, a soffrirne sono le nuove proposte indipendenti tra i quali ci sono veri gioielli ma scarse se non risorse del tutto assenti. Il gruppo non può crescere perché non riesce a suonare (i live club vogliono band conosciute che attirino pubblico), la ristretta promozione funziona nelle nicchie territoriali e non decolla a sufficienza per garantire ritorni dalla vendita di cd autoprodotti.
  4. Il pubblico non riesce ad associare una identità da “star” dello spettacolo a questi musicisti, le band non sono cioè un evento sociale tale da garantire anche musicalmente il plus che dà valore al classico rapporto fisiologico tra gruppo e pubblico di fan.
  5. Quindi chi dovrebbe essere un Classico? Artic Monkeys, The Libertines, Babyshambles, Mika, Franz Ferdinand, Damien Rice, Muse? Per buttare giù alcuni nomi tra i primi della scena inglese, poi potrei proseguire con quella UK e poi italiana etc…
  6. io conduco una trasmissione che si chiama proprio  e NON A CASO 🙂 “Classici dal Futuro” perché proprio bellissime realtà editoriali come la vostra hanno talmente radicato questa idea del Mito del Passato da avere reso vacuo e privo di ogni valore tutto ciò che accade nel presente. A livello creativo nella musica. Uscite fuori e chiedete a chiunque chi è la PFM o Le Orme o Il Banco o i Litfiba. Chiedete poi se conoscono i Verdena, Il TdOrrori, i Baustelle o i 24 Grana. Poi chiedete se conoscono i Subsonica o gli Almamegretta. I secondi quattro secondo me li ha sentiti nominare/conosciuti un 35% degli intervistati. Per gli ultimi siamo al 65%. Per i primi c’è il plebiscito. O quasi

Ciò detto io come operatore HO i miei Classici perché io da oltre vent’anni promuovo solo indipendenti che fanno buona musica. Però sono i miei Classici. Li volete conoscere?

Mauro Boccuni

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